Le fasi di accrescimento
La prima fase dell’esistenza di un individuo è sicuramente la più delicata. La costruzione del corpo parte proprio dall’infanzia e riveste un ruolo fondamentale cosa e come si fa nei primi anni di vita.
Tutti gli insegnanti, tecnici, allenatori, preparatori dovrebbero partire dal conoscere con esattezza cosa succede al bambino prima, al ragazzo poi, a livello accrescitivo.
Il discorso può essere riassunto a livello fisico con un’alternanza di periodi di turgor e di proceritas.
Per turgor si intende l’aumento ponderale con modificazioni soprattutto a livello muscolare e adiposo; col termine proceritas l’aumento della statura a livello scheletrico.
Cambiamenti destabilizzanti
Spesso ci si trova di fronte a periodi nei quali i ragazzi cambiano e di molto la loro struttura. Bisogna tenere in considerazione che questo cambio è percepito a livello centrale con un certo ritardo e, quindi, sovente i piccoli atleti attraversano fasi nelle quali risultano goffi e non apprendono con facilità nuovi esercizi.
Accade ciò che potrebbe accadere a un adulto che improvvisamente mette 10 centimetri di tacco: equilibrio, continui aggiustamenti posturali, facile affaticabilità sono alcune logiche conseguenze.
Turgor e proceritas
Nel normale accrescimento possiamo identificare a grandi linee questi macro-periodi (le età indicate sono molto soggettive e variano leggermente in base al sesso):
1. Turgor primus: 2-4 anni
2. Proceritas prima: 5-7 anni
3. Turgor secundus: 8-11 anni
4. Proceritas secunda: periodo prepuberale
5. Turgor tertius: periodo postpuberale
Momenti delicati
Alcuni momenti sono particolarmente delicati per l’insorgenza di possibili paramorfismi: in particolare i periodi che vanno dai 5 ai 7 anni e dagli 11 ai 17 anni.
La crescita va sempre studiata come contesto multifattoriale e vanno presi in considerazione da una parte la componente genetica e dall’altra i fattori ambientali; all’interno di questi ultimi collochiamo l’esperienza motoria.
Educazione motoria e sport
Nessuno studioso dell’età evolutiva può contestare il fatto che l’educazione al movimento va iniziata precocemente.
Un lavoro di educazione motoria deve essere iniziato già nel bambino neonato attraverso specifiche stimolazioni propriocettive: lasciandolo libero di strisciare, andare in quadrupedia e, in fase di apprendimento della stazione eretta, lasciando i piedi senza calzature.
Dai due anni in poi va posta attenzione alle fasi di turgor e proceritas.
Dai 2 ai 4 anni si deve ancora lavorare sulla propriocettività e si cominciano a sollecitare gli schemi motori di base (correre, saltare, arrampicarsi, ecc.).
Dai 5 ai 7 anni il lavoro ci si dedica agli schemi motori di base, curando la correttezza dei gesti soprattutto dal punto di vista posturale.
Nella fase successiva (8-11 anni) è fondamentale lavorare sulla coordinazione generale ed iniziare a lavorare su quella speciale cioè riferibile allo sport scelto.
La fase pre-puberale è fondamentale da un punto di vista preventivo, per l’insorgere di eventuali paramorfismi.
Si preferisce lavorare sia sulle capacità motorie (coordinative e condizionali) sia soprattutto sul trofismo per la prevenzione di tali possibili atteggiamenti errati.
Nella fase post-puberale si lavora sul condizionamento (forza, resistenza e velocità), sollecitando l’individuo da un punto di vista quantitativo.
Conclusione
Conoscere i periodi di accrescimento può facilitare il lavoro di tutti i professionisti che hanno a che fare con i bambini e ragazzi.
Parole chiave sono la propriocettività, la postura e la prevenzione, quest’ultima aspetto fondamentale per la futura esistenza dei nostri ragazzi.
Solo attraverso un’educazione motoria e sportiva intesa in tal senso possiamo raggiungere risultati a lungo (lunghissimo) termine ed avere altra probabilità di soggetti adulti sani e, chissà, qualche bravo atleta in futuro.
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