Introduzione
Questo articolo si basa sullo studio di diversi lavori pubblicati negli anni e intende mettere in ordine un po’ di idee per testare, realmente e su basi scientifiche, la stabilità della colonna da un punto di vista soprattutto muscolare.
I lavori proposti sono di origine medica ma per altri professionisti, come il fisioterapista e il chinesiologo, risultano di semplice applicazione. Tutti i risultati dei test si riferiscono a soggetti adulti.
Non tutti vanno applicati in una stessa seduta, anche perché quasi tutti sono ad esaurimento. Stabilità
La stabilità è definita la capacità della colonna vertebrale di mantenere la sua struttura e il suo rapporto anatomico con il normale carico fisiologico. Negli anni 90 diversi autori, come ad esmpio White e Panjabi, [1] hanno evidenziato i tre sistemi interagenti che sono responsabili del mantenimento della stabilità spinale:
- sistema passivo: corpi vertebrali, dischi intervertebrali, articolazioni zigapofisarie, capsule articolari zigapofisarie e legamenti spinali;
- sistema attivo: muscoli;
- sistema neutro: interagisce tra i due precedenti sistemi.
L’incapacità del sistema attivo di mantenere la relazione tra i diversi elementi del sistema passivo durante il carico fisiologico può portare al dolore spinale. Su questa base, l’instabilità clinica può essere definita come lo spostamento anormale che si verifica all’interno del segmento di movimento, quando viene applicato un normale carico fisiologico. In uno stato di salute, se i tre sistemi interagiscono e forniscono stabilità, dopo una lesione o una degenerazione del sistema passivo, il sistema attivo deve lavorare di più per compensare la diminuzione del contributo del sistema passivo [2].
Instabilità
L’instabilità è considerata una causa fondamentale per il dolore lombare. Anche se sono diverse le idee per la sua definizione, si ritiene che la perdita del normale modello di movimento causi dolore e/o disfunzione neurologica.
Il sistema di stabilizzazione della colonna vertebrale può essere diviso in tre sottosistemi [3]:
- la colonna vertebrale;
- i muscoli spinali;
- l’unità di controllo neurale.
Un gran numero di studi biomeccanici sulla colonna vertebrale hanno fornito informazioni sul ruolo dei vari componenti della colonna vertebrale nel fornire stabilità alla stessa.
I muscoli spinali forniscono una stabilità significativa alla colonna vertebrale, come dimostrato sia da esperimenti in vitro sia da modelli matematici.
Per quanto riguarda il ruolo del controllo neuromuscolare, è stato evidenziato un aumento dell’oscillazione del corpo nei soggetti con dolore lombare, indicando un sistema di controllo muscolare meno efficiente, con minore capacità di fornire la necessaria stabilità al rachide.
Analizziamo ora alcuni test. Movimento in flesso-estensione [4]
L’esame prevede di verificare il range di movimento. La gamma quantitativa del movimento può non essere così significativa come la gamma qualitativa del movimento. La caratteristica importante dell’instabilità spinale è il movimento anomalo che si verifica durante la flessione e l’estensione della colonna vertebrale. Una presa, un arco doloroso, l’appoggio delle braccia sulle cosce, o un’inversione del ritmo lombopelvico quando ci si alza dalla postura flessa avanti, indica instabilità.
Sollevamento isometrico del torace in posizione prona [5]
Il soggetto giace prono con un cuscino sotto l’addome e le braccia lungo i fianchi. L’individuo viene invitato a sollevare la parte superiore del tronco di circa 30° dal piano e l’intenzione è quella di tenere lo sterno sollevato dalla superficie del lettino. Si registra il tempo massimo in cui l’allievo può mantenere questa posizione. Valori normativi: uomini 40” +/- 9, donne 52” +/- 18.
Sollevamento statico del torace in posizione supina [6]
Posizione supina con gambe distese. Le mani sono poste sulle tempie con i gomiti rivolti al soffitto. Il soggetto viene invitato a sollevare la testa, le braccia e il tronco superiore dal lettino. Il paziente deve mantenere una respirazione normale durante l’intera procedura del test. Si registra il tempo massimo di mantenimento di questa posizione. Valori normativi: uomini 43” +/- 9, donne 32” +/- 5.
Sollevamento supino della doppia gamba tesa
Il test, come il precedente, è stato pubblicato da Arab AM et al. (2007). Il soggetto giace supino con le gambe estese e le braccia incrociate davanti al petto. Il bacino è inclinato in avanti per aumentare la lordosi lombare. Viene quindi richiesto di sollevare entrambe le gambe dal pavimento per 30°, mantenendo una respirazione normale durante l’intera procedura. Per monitorare l’inclinazione pelvica, l’esaminatore può mettere una mano sotto la colonna lombare. Il clinico registra il tempo massimo in cui il paziente può mantenere questa posizione. Valori normativi: uomini e donne 28” +/- 4.
Plank prono [7]
Il paziente giace prono su un tappetino. Inizialmente, il paziente solleva la parte superiore del busto dal tappetino e si appoggia sui gomiti e sugli avambracci. Il gomito è direttamente sotto la spalla, e gli avambracci sono dritti con le mani davanti al gomito. Il paziente solleva poi il bacino dal tappetino. Il corpo è ora sostenuto dal gomito/avambraccio e dalle punte dei piedi. Il paziente mantiene una posizione orizzontale rigida parallela al pavimento. Il medico registra il tempo massimo in cui il paziente può mantenere questa posizione. Valori normativi: uomini 124” +/- 7s, donne 83” +/- 63s.
Ponte supino [8]
Supino con le gambe flesse in modo che il ginocchio abbia un angolo di 90° e i piedi siano ben poggiati sul lettino con apertura in passo normale. I gomiti sono flessi e le mani sono poste sulle orecchie. Si solleva il bacino in modo che le spalle, le anche e le ginocchia siano in linea retta. La posizione è mantenuta e si registra il tempo massimo di tenuta. Valori normativi: uomini 188” +/- 45, donne 152” +/- 30.
Plank laterale:
Pubblicato sempre da Schellenberg KL e al. nel 2007, il test prevede la posizione in decubito laterale. La parte superiore del corpo è sollevata dal tappetino ed è sostenuta dal gomito del braccio sottostante. Il braccio opposto (superiore) si porta verso la spalla opposta. I piedi sono posizionati l’uno sull’altro. Ci si solleva e si mantengono il tronco e le gambe in linea retta. Si registra il tempo massimo in cui si riesce a mantenere questa posizione. Valori normativi: uomini 95” +/- 35s, donne” 74 +/- 33s. Conclusioni
In questo articolo si sono voluti analizzare alcuni test pubblicati a livello internazionale per verificare la libertà di movimento e la forza muscolare riferibili alla stabilità di colonna. Va ricordato che tutti i test non devono provocare dolore al cliente e, in caso di insorgenza di fastidi particolari, va subito richiesto un parere medico specialistico.
Inserendo in fase valutativa questa batteria di lavori, distribuiti in maniera opportuna e non in un’unica sessione, il professionista potrà sicuramente indirizzare al meglio una programmazione di intervento e allenamento per queste le importanti strutture del tratto.
Bibliografia [1] White AA, Panjabi MA, Clinical Biomechanics of the Spine 2nd ed Lippincott, Williams & Wilkins, Philadelphia, PA, 1990 [2] Studnicka K, Ampat G, Lumbar Stabilization, StatPearls Publishing, 2020 Jan, 2020 Aug 20 [3] Manohar M, Panjabi MA, Clinical spinal instability and low back pain, Journal of Elecromyography and Kinesiology, Vol. 13 Isuue 4, August 2003, pag, 371-379 [4] Fritz JM, Piva SR, Childs JD. Accuracy of the clinical examination to predict radiographic instability of the lumbar spine. Eur Spine J. 2005 Oct;14(8):743-50 [5] Biering-Sørensen F. Physical measurements as risk indicators for low-back trouble over a one-year period. Spine (Phila Pa 1976). 1984 Mar;9(2):106-19 [6] Arab AM, Salavati M, Ebrahimi I, Ebrahim Mousavi M. Sensitivity, specificity and predictive value of the clinical trunk muscle endurance tests in low back pain. Clin Rehabil. 2007 Jul;21(7):640-7 [7] Strand SL, Hjelm J, Shoepe TC, Fajardo MA. Norms for an isometric muscle endurance test. J Hum Kinet. 2014 Mar 27;40:93-102 [8] Schellenberg KL, Lang JM, Chan KM, Burnham RS A clinical tool for office assessment of lumbar spine stabilization endurance: prone and supine bridge maneuvers. Am J Phys Med Rehabil. 2007 May;86(5):380-386